Stefano – 21 ottobre 2015 @ 15:58 – Lavoro

«Siamo molto preoccupati – ha dichiarato alla testata “Bresciatoday” Nafouti Chafikdella FIOM – per l’accanimento mostrato dall’azienda nei confronti del personale disabile. Siamo di fronte a un caso di licenziamenti illegittimi e di discriminazione. Già nel 2013 i lavoratori assunti in collocazione protetta [come da Legge 68/99, N.d.R.]erano in numero inferiore rispetto a quanto stabilito dalla legge, avrebbero dovuto essere 9 e non 8. In quell’occasione la ditta aveva sentenziato che costava meno pagare la penale, piuttosto che pagare un disabile. Ad aprile di quest’anno, quando ci siamo seduti al tavolo per firmare il contratto di solidarietà, i vertici dell’azienda hanno dichiarato ufficialmente che non volevano avere persone con problemi fisici perché non si occupano di assistenza sociale. Chi è rimasto a casa aveva una disabilità superiore al 50%, ma è sempre riuscito a svolgere le mansioni assegnate».
Completamente diversa la versione della vicenda fornita dai responsabili dell’azienda, secondo i quali i licenziamenti si dovrebbero alla crisi e al processo di riorganizzazione aziendale messo in atto per tentare di salvare il sito produttivo. «Non si tratta di accanimentonei confronti dei disabili – dichiara infatti Alberto Guizzetti, responsabile amministrativo e finanziario di Rothe Erde – Metallurgica Rossi – ma del fatto che per salvare l’azienda abbiamo dovuto esternalizzare alcuni servizi e sopprimere alcune attività, come quella di portineria e di pulizia e il magazzino. Nella maggior parte dei casi il personale disabile era occupato in tali mansioni». Guizzetti precisa inoltre che «due dei dipendenti con problemi fisici sono andati in pensione e con gli altri due abbiamo trovato degli accordi per la ricollocazione all’esterno. Solo nell’ultimo caso non siamo riusciti a trovare un accordo. Non abbiamo nessuna preclusione nei confronti dei disabili, ma non possiamo inventarci delle mansioni ad hoc per loro». Sicuro, dottor Guizzetti? Ci torna in mente a tal proposito l’articolo 2, quello sul Collocamento mirato della citata Legge 68/99, che recita: «Per collocamento mirato dei disabili si intende quella serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione». Chissà, forse non c’è stretta attinenza, eppure…
Per il momento registriamo comunque che sulla questione – in ogni caso inquietante – la FIOM ha anche indetto una giornata di sciopero l’8 ottobre scorso. (S.B.)
Ringraziamo Arianna Colonello per la segnalazione.
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