Creditori del Ministero, ma intanto paghino gli arretrati!

13 settembre 2013 @ 18:04

Ragazzi di scuola media in classeAvevamo già dato notizia, nelle scorse settimane, di quell’Interpellanza Urgente (2/00183), segnalataci dall’Associazione Nuove Ali di Agrigento, presentata il 7 agosto alla Camera da un folto gruppo di Deputati (primo firmatario Antonino Moscatt), riguardante il “contributo unificato” richiesto alle famiglie che intendano ricorrere alla Giustizia Amministrativa (TAR), per far valere il diritto alle giuste ore di sostegno, per i loro figli con disabilità. Una quota – sulla quale avevamo successivamente dato spazio anche ad alcune precisazioni – che era stata recentemente aumentata a 650 euro, tramite una Circolare del Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa, in adeguamento alle disposizioni dell’Agenzia delle Entrate.
Ebbene, come segnalano ancora l’Associazione Nuove Ali e l’avvocato di Agrigento Giuseppe Impiduglia, a partire da questo mese di settembre – successivamente, cioè, alla presentazione dell’Interpellanza – il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di Palermo, oltre a richiedere il “contributo unificato” di 650 euro per i nuovi ricorsi, relativi all’anno scolastico appena iniziato, ha vieppiù notificato – alle famiglie che avevano presentato ricorso per il sostegno nei precedenti anni scolastici (2011-2012 e 2012-2013) – una richiesta di pagamento pari alla differenza tra quanto pagato a titolo di “contributo unificato” al momento del deposito del ricorso (37 euro, ossia la somma prevista per i ricorsi in materia di assistenza obbligatoria) e quanto previsto dalla citata Circolare del Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa, arrivando dunque a somme che in alcuni casi ammontano a 623 euro, cui vanno aggiunte sanzioni sino al 200%, nel caso di omesso pagamento entro ottanta giorni.
«A rendere ulteriormente paradossale tale situazione – si legge in un comunicato di Nuove Ali – è il fatto che le somme richieste si riferiscono a giudizi conclusisi con sentenze passate in giudicato che hanno visto la soccombenza del Ministero dell’Istruzione e il riconoscimento del diritto dei minori disabili al pagamento delle spese di giudizio e al risarcimento del danno. In altri termini, lo Stato (Segreterie dei Tribunali Amministrativi) pretende da quei genitori, che hanno fatto e vinto un ricorso per il riconoscimento di un diritto fondamentale dei loro figli con disabilità, il pagamento entro trenta giorni di somme ingenti, nonostante sia lo stesso Stato soccombente (nella fattispecie il Ministero dell’Istruzione) ad essere obbligato al pagamento del “contributo unificato”, come stabilisce il Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 115/02».
«Dunque – prosegue la nota – i genitori dovrebbero pagare subito delle somme, nonostante il reale debitore sia il Ministero dell’Istruzione e richiedere a quest’ultimo il rimborso delle somme stesse, rimborso che, con ogni probabilità, arriverebbe a distanza di svariati mesi, solo considerando che ad oggi quei medesimi genitori sono ancora in attesa del pagamento, da parte del Ministero, delle somme dovute a titolo di spese di giudizio e risarcimento del danno. Si tratta chiaramente di una situazione paradossale, giacché si chiede di pagare delle somme a dei soggetti che hanno già subìto una lesione dei propri diritti e che hanno dovuto ricorrere al Giudice per vederli riconosciuti, salvo poi poterne ottenere a distanza di mesi il rimborso, nonostante lo Stato stesso sia loro debitore da mesi, per il pagamento di somme liquidate dal Giudice per la lesione dei loro diritti».
Sulla questione interviene anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), tramite una nota del vicepresidente nazionaleSalvatore Nocera, che sottolinea come «la nostra Federazione abbia appreso con preoccupazione la notizia che molti genitori, che hanno dovuto affrontare i costi materiali e umani di ricorsi al TAR, il quale ha riconosciuto il loro diritto alle ore di sostegno e condannato l’Amministrazione Scolastica alla rifusione delle spese e al risarcimento dei danni, debbano pagare gli arretrati per il cosiddetto “contributo unificato” per il ricorso, fino a più di 600 euro, pur essendo essi creditori del Ministero».
«In vista dunque del 20 settembre prossimo – conclude Nocera – quando si discuterà alla Camera l’Interpellanza presentata su tale materia, la FISH chiede che il Parlamento possa trovare una soluzione che faccia pagare direttamente i contributi arretrati non alle famiglie, maall’Amministrazione che ha perduto quelle cause». (S.B.)

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