Quando si tratta della vita delle persone, del diritto alle cure e alla salute fisica e mentale, credo non ci debbano essere – in una realtà politica che non voglia solo arrivare al vertice del potere calpestando tutti i diritti, anche quelli prioritari previsti anche dalla nostra Costituzione – limitazioni o economie su questi capitoli di spesa. Questo sia per il bene dei cittadini, cosa che mi sta più a cuore, ma anche – se ci pensa bene – per valorizzare e non vanificare il voto che ha premiato la parte politica di cui lei fa parte.
Chi governa uno Stato, una Regione o un Comune non può “fare cassa” o risparmi sulla vita delle persone, e quello che sta succedendo anche a livello regionale mi preoccupa non poco. In Piemonte sono carenti già da tempo, oltre alla riabilitazione, per i tagli di razionalizzazione attuati dal precedente Governo Regionale, anche molti servizi educativi e assistenziali. Ora sembra che nella proposta di bilancio di assestamento, l’assessore regionale alla Sanità e alle Politiche Sociali Caterina Ferrero abbia previsto la riduzione di un milione di euro per le misure sociali dedicate ai malati psichiatrici, di 4,5 milioni sulla compartecipazione sociale per la non autosufficienza e un significativo contenimento delle risorse trasferite ai Consorzi Socio Assistenziali.
Se quanto riportato corrisponde a verità, ciò è gravissimo, perché sarebbero penalizzate ulteriormente persone e famiglie già quotidianamente vessate in ogni luogo e in ogni campo. Per fornire alcun esempi:
– Riabilitazione motoria, cognitiva e logopedica: quasi inesistente.
– Istruzione e sostegno di competenza comunale: spesso negato.
– Assistenza sanitaria e fornitura ausili: con molte lacune.
– Assistenza domiciliare: spesso inadeguata a garantire un valido sollievo e sostegno alle famiglie.
Lei forse, come spesso la politica tutta, non è a conoscenza di cosa vivono le famiglie con figli disabili affetti da patologie gravi e gravissime, purtroppo in aumento; ad esempio, con un bambino malato di amiotrofia spinale (SMA), grave patologia genetica che necessita di cure appropriate, di ausili specifici, di assistenza domiciliare ed educativa competente e assidua. Lei non sa – o forse conosce solo i casi venuti alla ribalta della cronaca – come vivono i cittadini piemontesi malati di sclerosi laterale amiotrofica (SLA
Ho letto che il 28 aprile scorso avrebbe presentato una Proposta di Legge in Parlamento che prevede un contributo alle famiglie che hanno un figlio disabile (di età inferiore ai tre anni) di 150 euro al mese e percorsi individualizzati per tutte le persone non autosufficienti, oltre che deduzione fiscale ai familiari, per le spese sostenute per l’assistenza. Pur condividendo lo scopo di tale intento, se corrispondesse a verità quanto ho letto, ciò denoterebbe tuttavia una scarsa conoscenza delle vere emergenze e problematiche che vivono le famiglie con figli disabili. Lei forse non sa che in tutta Italia le madri con figli disabili gravi e gravissimi sono condannate a una sorta di “galera sociale”, pur non avendo commesso alcun reato e questo perché – anche in presenza di patologie degenerative e rare – le ASL e i Comuni non progettano assistenza domiciliare per un numero sufficiente di ore a garantire un percorso di vita sereno, pur con il pesante e pressante pensiero che non esistono cure per salvare la vita del proprio figlio e permettergli di vivere l’infanzia come tutti gi altri bambini.
Come può, Presidente Cota, aver presentato una proposta che – pur con i limiti che ho evidenziato – denota la sua attenzione alle problematiche umane e poi accettare e proporre tagli in questi settori a livello regionale?
*Presidente Associazione “Claudia Bottigelli” – Difesa dei Diritti Umani e Aiuto alle Famiglie con Figli Disabili Gravissimi (Torino).