Quante rogne evita questo handicap!

contrassegno

auto con contrassegno


(di Pietro Calabrese*)

«Quel permesso handicap? No, non è mio, è di mio padre che sta molto male. E ci posso andare dappertutto. Se mi fermano dico che sto andando a prendere mio padre per portarlo in clinica…». Una scene di ordinario abuso, da parte di chi «non vuole fare la figura del fesso». Ma questo porta a due considerazioni: che a pagare per la manovra economica saranno i soliti sciagurati e che questo nostro Paese non si salverà per almeno due o tre generazioni…
L’altro giorno ero con la macchina a Roma, in Piazza di Spagna e stavo parcheggiando nell’isola pedonale dove è permesso sostare a chi, come me, per gravi motivi di salute, usufruisce del permesso handicap. Parcheggio, scendo dalla Smart e chiudo. In quel momento vedo affiancarsi una magnifica Bmw blu notte e ne scende un conoscente. Uno che incontravo qualche anno fa sui campi da golf, ma di cui non ricordo neanche il nome.
«So che sei stato male», mi fa, accennando alla targa in plastica dell’handicap. «Effettivamente», rispondo, «ho traversato un brutto periodo, ma ora pare vada meglio». Faccio una pausa e accennando al suo permesso per l’handicap in bella vista sul cruscotto, dico: «E a te, che è successo?». Lui sorride e si tocca, facendo platealmente gli scongiuri. «No, per fortuna niente. Non è mio. È mio padre che sta molto male, così uno dei tre permessi consentiti me lo sono fatto assegnare io, uno mia madre che lo accompagna in clinica, e un altro lo usa il filippino quando deve andare a fare commissioni in centro. Sapessi quante rogne evita questo handicap! Ci vado praticamente dappertutto e se mi fermano dico che sto andando a prendere mio padre per portarlo in clinica a fare qualche controllo o una seduta di chemio».
La cosa più insopportabile è che questo discorso non me l’ha fatto con un tono o un significato particolari, non cercava neanche complicità, ma come se fosse la cosa più naturale del mondo. Poteva usufruire di un vantaggio che non gli spettava, e trovava naturale profittarne, fregare lo Stato, fare il furbo. È questo il punto: fare sempre e comunque il furbo. Ma nemmeno per fare il furbo fine a se stesso, piuttosto per non fare la figura del fesso. La gente evade le tasse in grande maggioranza? E allora io, se posso, evado le tasse per non fare la figura del fesso. La gente se ne frega dell’ennesimo redditometro che il governo ci propone perché sa che non servirà (quasi) a nulla? E allora io me ne frego del redditometro per non fare la figura del fesso. Ne profittano i ministri, i commissari straordinari, i grandi burocrati e gli altri gradi della Finanza, dei Carabinieri e della Polizia? E allora che volete da me? Sono forse l’unico fesso della Repubblica?
Questo porta a due considerazioni. Che a pagare per la manovra economica saranno i soliti sciagurati, e che questo nostro Paese farlocco non si salverà per almeno due o tre generazioni. Rassegnamoci.